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mercoledì 21 ottobre 2015

Nella manovra una riforma-puzzle

Pensioni tra part-time, esodati 
e "opzione donna". 
Nella manovra una riforma-puzzle
La legge di Stabilità prevede interventi che ritoccano parzialmente il sistema pensionistico, ma con costi molto alti per i lavoratori e rischi di flop per alcuni meccanismi
di VALENTINA CONTE
ROMA. Guarire dalla "malattia dell'ultima sigaretta". È quello che Boeri sperava per l'Italia, presentando alla Camera, l'8 luglio scorso, la sua proposta di riforma delle pensioni. Citando laCoscienza di Zeno, auspicava una soluzione che spazzasse via salvaguardie, finestre, scalini e scaloni una volta per tutte, sostituiti dalla "flessibilità sostenibile". Un discorso ambizioso, forse un tantino al di là del mandato, come gli fecero notare i deputati, Cesare Damiano in testa. "Il ruolo legislativo spetta al Parlamento", lo bacchettò all'uscita dell'Aula.
Ma il numero uno dell'Istituto di previdenza italiano, si sa, non ha mai amato le proposte fin qui girate (in Parlamento se ne contano sette). Troppo costose dunque "non sostenibili", a suo avviso, specie le due principali: 8 miliardi e mezzo la Damiano-Baretta-Gnecchi (uscita dal lavoro dai 62 anni e 35 di contributi, con una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo sui 66, fino a un massimo dell'8%) e ben 10,6 miliardi la " quota 100" (un mix tra età e contributi). Costi contestati dagli autori delle proposte, perché tarati sulle platee potenziali, non reali (non tutti sarebbero usciti e non tutti insieme). Al contrario, risparmi in vista a regime, superati i costi iniziali.
Arrivati oramai alla legge di Stabilità, si è capito che invece il governo quell'ultima sigaretta se la vuole accendere. Dopo un tira e molla durato mesi (la flessibilità c'è, entra ma "a costo zero", rinviata perché "mancano numeri chiari"), il premier Renzi alla fine non ha resistito alla tentazione di fare comunque qualcosa: opzione donna, settima salvaguardia degli esodati e part-time. Di qui lo sfogo di Boeri, ieri: "Interventi selettivi e parziali che creano asimmetrie di trattamento e che daranno spinta a ulteriori misure parziali, tra l'altro molte costose". Una sigaretta dopo l'altra, insomma. Governo tabagista, appeso all'ultimo rattoppo che poi è sempre il penultimo. Quando invece, parole ancora di Boeri, occorre "un intervento organico e strutturale". Una bocciatura su tutta la linea.
D'altro canto, le misure previste dalla Finanziaria sono quello che sono. La settima salvaguardia coprirà altri 32 mila esodati, dice il ministro Poletti, lasciati dalla legge Fornero del 2011 senza stipendio né pensione (ma la deputata pd Maria Luisa Gnecchi nella bozza di testo ne ha contati solo 26.300, mentre l'Inps in tutto ne stima 49.500 ancora da proteggere). Il part-time pare invece un'arma spuntata. Chi è a tre anni dalla pensione può scegliere di lavorare meno (tra il 40 e il 60%), sempre che l'azienda sia d'accordo. I contributi figurativi li versa lo Stato, per non danneggiare la pensione futura. E il datore integra la busta paga con il resto dei contributi che avrebbe versato in full-time. Semplificando, lavori la metà e prendi i due terzi, ma per l'azienda costi quasi uguale. Chi lo accetterà? Una misura a rischio flop.
C'è poi l'opzione donna, o meglio la sua conferma per il solo 2015: le dipendenti che compiono 57 anni e tre mesi (o 58 anni e tre mesi, se autonome) entro il 31 dicembre 2015 e hanno almeno 35 anni di contributi possono andare in pensione, evitando così lo scalone Fornero previsto per il 2016, quando l'età dell'uscita salirà di quasi due anni (65 anni e 7 mesi per le dipendenti, 66 anni e un mese per le autonome). Ma ad un costo salatissimo, dal 30 al 50% in meno sull'assegno previdenziale, calcola Progetica, visto che nei loro confronti si applicherà per intero il contributivo. Conviene? "Dipende", ragiona Andrea Carbone, partner di Progetica. "No di sicuro alla donna che lavora da quando ha 18 anni e ha versato quasi tutto col retributivo. Nel suo caso, per paradosso, se sceglie l'opzione lavora per più tempo e incassa molto meno".
E la proposta Boeri che fine ha fatto? Nessuno (tranne il governo) la conosce nei dettagli. Ma il presidente dell'Inps nega che la sua flessibilità comporti una decurtazione del 30-35%, come accusa la Cgil, perché non basata sul contributivo totale (al contrario dell'opzione donna). In ogni caso, è stata scartata dal governo (per ora). "Neanche a noi piacciono le salvaguardie infinite, ma basta lezioni", reagisce la Gnecchi. "Salviamo i disperati e torniamo in Parlamento a ragionare di riforma". L'ultima sigaretta.
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