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giovedì 1 ottobre 2015

Nota della Rete sul sndaggio del Senato

 Al Presidente della Sottocommissione Esodati
Sen. Annamaria Parente
Al Presidente la Commissione Lavoro del Senato
Sen. Maurizio Sacconi
e, p.c. i Componenti la Commissione Lavoro del Senato
Oggetto: Nota dei comitati degli esodati sul sondaggio condotto dalla sottocommissione lavoro del Senato in occasione della presentazione dei suoi risultati

Gentile Presidente,
prendiamo atto con soddisfazione della Sua nota di presentazione del sondaggio condotto dalla Sottocommissione, a chiarimento della vera natura della Vostra iniziativa, indicando i termini concreti con i quali è stata condotta ed ai reali obbiettivi che si prefiggeva, come specificato anche dalle note di commento sulle tabelle a cura dell'ISTAT : un sondaggio per capire meglio il fenomeno, tutto italiano, degli “esodati” e non “censimento” per contarne il numero.

Ribadiamo che ci spiace che tutte le nostre osservazioni, nel merito dell’iniziativa e sul metodo con il quale è stata condotta, che Le riconsegniamo, non siano state recepite dalla Sottocommissione ma ne rispettiamo la volontà e l’autonomia. Spiace anche che i documenti consegnati, anche nell’unica audizione informale alla quale siamo stati invitati, non siano stati postati sul sito del Senato come dichiarato, in quanto tale ufficializzazione delle nostre posizioni avrebbe anche impedito alcune posizioni strumentali assunte da taluni sui media in grave danno alla nostra “categoria”.

La ringraziamo per lo sforzo assunto dalla Sottocommissione di approfondire l’analisi e lo studio della nostra situazione di senza reddito e senza pensione, vittime di una manovra sulla previdenza che si è attuata con effetto retroattivo e che ha omesso totalmente il legittimo periodo transitorio della sua applicazione .

Ribadiamo infatti che TUTTI i Comitati degli “esodati” non hanno mai chiesto la modifica o l’abrogazione di quel provvedimento, ma unicamente che si completasse il processo di correzione dei suoi effetti sugli “esodati”, iniziato dagli stessi estensori della legge con i primi due provvedimenti di salvaguardia, che non hanno esaurito il bacino degli “esodati” verificato e certificato dall’INPS e dal Ministero del Lavoro al Parlamento. E’ esclusivamente verso questo obbiettivo che è rivolta, e continuerà, la mobilitazione dei nostri rappresentati e verso nessun’altro.

Su tale bacino abbiamo assistito in questi 46 mesi ad un vero balletto di numeri. Balletto provocato esclusivamente per contenerne e ridurne chiaramente il numero, per esclusive motivazioni di cassa, ed ad esclusivo danno del legittimo diritto delle persone e delle loro famiglie. Citiamo per tutti la categoria dei Contributori Volontari tanto contestata da taluni in questi giorni: le precedenti riforme previdenziali ( 1992, 2004, 2007) hanno SEMPRE derogato questa categoria dalla applicazione delle nuove norme. Anche la L. 214/2011 al punto d) del comma 14 dell’art. 24 derogava TUTTI i contributori volontari in possesso dell’autorizzazione INPS alla data del 6.12.2011. Furono i successivi decreti ministeriali dello stesso estensore della legge a porre tante e quante di quelle condizioni, non previste nella norma iniziale, tutte con l'unico e solo intento di limitare il numero degli aventi diritto.

E’ anche il caso di evidenziare che gran parte dei contributori volontari appartiene alle categorie dei cessati (con o senza accordo), dei licenziati e dei mobilitati, tutti costretti a versare volontariamente i contributi previdenziali mancanti per raggiungere i limiti contributivi imposti dalla legislazione allora vigente (15 o 20 anni per le pensioni minime di vecchiaia e 35, per raggiungere quota 97 con almeno 61 anni di età, o 40 anni per quelle di anzianità).

Oggi ci ritroviamo una situazione ben conosciuta del problema “esodati” , con il quadro chiaro e definito dei suoi numeri e delle categorie verificate ed accertate sia dall’INPS (unico ente di Stato che ne detiene la banca dati) che dal Ministero del Lavoro, che ne ha certificato al Parlamento il reale numero in 49.500 con la risposta alla nota interrogazione di alcuni deputati.

Siamo anche davanti alla volontà politica del Governo (espressa chiaramente dai Ministri Poletti e Padoan nella loro audizione del 24 c.m. in Parlamento) di voler chiudere la vertenza “esodati” con uno specifico e definitivo provvedimento che, con riferimento a quello ora in esame alla Commissione Lavoro della Camera, utilizzando tutti i risparmi delle precedenti salvaguardie e inserito nella prossima Legge di Stabilità, possa garantire loro di poter andare in pensione con le norme previgenti la “riforma” Fornero.

Rivolgiamo a Lei, al Presidente Sacconi ed a tutti i componenti la Commissione Lavoro del Senato un forte appello affinché assicuriate a tale provvedimento ogni possibile vostro sostegno perché questa macchia della legislazione previdenziale italiana venga urgentemente cancellata, e sia ripristinato il legittimo e costituzionale diritto alla pensione a 49.500 famiglie italiane che vivono oggi nella disperazione e nella totale incertezza del loro futuro.

Certi dell’accoglimento del nostro appello restiamo disponibili ad una nuova audizione, anche informale, di una nostra rappresentanza in occasione dell’esame di tale provvedimento in Commissione.

Distinti saluti

La Rete dei Comitati degli Esodati Roma 27 Settembre 2015


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3 commenti:

  1. Una vicenda esemplare

    Al di là dei numeri aggregati, può essere interessante raccontare la vicenda personale di Domenico Soldani, della Rete dei Comitati degli esodati.



    Storia in due capitoli. Primo capitolo: quanto ci ha rimesso. «Ho lavorato per 25 anni come ricercatore allo Cselt di Torino, poi passato a Hewlett Packard. Nel 2008 ho concordato il licenziamento, con la prospettiva di andare in pensione nel 2014. Poi è arrivata la Fornero (anzi, prima ancora c’era stato l’intervento di Sacconi) e così i tempi del pensionamento si sono spostati in avanti. Mi sono fatto calcolare dall’Inps quanto mi costa il ritardo: 150.000 euro di mancati introiti. In più, 5 anni di contributi volontari aggiuntivi, attinti dai miei risparmi, mi costano 142.500 euro. In totale: quasi 300.000 euro persi».



    Secondo capitolo: perché Soldani non fa un altro lavoro? Perché ci rimetterebbe. «Ho trovato un impiego su una piattaforma petrolifera in Norvegia a 30.000 euro all’anno. Ma il mio ultimo stipendio in Hewlett Packard era di 80.000. La parte retributiva della mia pensione viene calcolata sugli ultimi 10 anni di lavoro. Se a tre anni a 80.000 euro ne aggiungessi sette a 30.000 la mia futura pensione crollerebbe da 3.400 euro al mese a 2.200. Il prof. Ichino mi dirà che sono un fannullone se rifiuto di lavorare così?».
    DOMENICO SOLDANI, NON SEI UN FANNULLONE, SEI UN CRETINO !

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  2. LA RETE DEI COMITATI DEGLI ESODATI CONOSCE PER CASO DOMENICO SOLDANI? MI FAREBBE MOLTO PIACERE COLLOQUARE, PER PARLARE
    DALLA SUA VICENDA ESEMPLARE!

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    1. DOMENICO SOLDANI SEMBRA SVANITO NEL NULLA, DOPO IL SUO
      DELIRANTE ARTICOLO DEL 29 MAGGIO 2015.
      MI AUGURO CHE NON ABBIA ANCORA RAGGIUNTO LA PENSIONE.

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