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giovedì 8 ottobre 2015

Esodati e opzione donna, le ultime carte del governo

Esodati e opzione donna, le ultime carte del governo
di Claudia Marin
Settima salvaguardia per gli esodati e proroga ed estensione anche agli uomini della cosiddetta opzione donna. Sono queste le due misure previdenziali più concrete sulle quali puntano le carte il ministro Giuliano Poletti e il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, in vista della stretta finale per la legge di stabilità. La soluzione della flessibilità in uscita targata Boeri (63 anni e 3 o 7 mesi di età e penalizzazioni del 3-4 per cento per anno di anticipo) sarebbe stata bocciata perché costosa finanziariamente e politicamente. E’ questo, complessivamente, il risultato di summit tecnico-politico andato avanti per tutto il pomeriggio di ieri al Ministero del Welfare.
Quanto, invece, al prestito pensionistico, si tratta di una possibilità che rimane in pista, ma le sue chance appaiono in calo: i sindacati, a partire dalla Furlan, si mostrano molto freddi e non sono da meno i vertici delle associazioni imprenditoriali. Tanto che da Confcommercio fanno esplicitamente sapere che «la comprensibile ricerca di soluzioni per la flessibilità pensionistica, oltre a non pregiudicare la sostenibilità del sistema previdenziale, non deve comportare nuovi oneri o peggio ancora costi sulle imprese».
La partita previdenziale si intreccia strettamente con tutta la composizione della manovra per il 2016. E al centro delle verifiche di queste ore è soprattutto il nodo delle risorse disponibili e della loro allocazione per le diverse poste. A favore dell’impianto che il governo sta mettendo a punto gioca il rialzo delle stime da parte di tutti gli organismi internazionali, da ultimo il Fondo monetario. «L’Italia è ripartita, è solo l'inizio» assicura Matteo Renzi, che sta seguendo in prima persona i principali capitoli dell’operazione.
Ora, però, se il taglio delle tasse sulla prima casa è una certezza, si sta studiando come calibrare l'anticipo della riduzione dell'Ires, un intervento in sé molto costoso (ogni punto vale circa 1,2-1,3 miliardi). E rimane aperto anche il fronte decontribuzione per neoassunti o giovani: esclusa la proroga secca, si tratta di definire la nuova misura per non lasciare sguarnito di incentivi il mercato del lavoro.
E’ esattamente in questo quadro che si inseriscono le decisioni sulla flessibilità pensionistica. E qui, secondo le ultime indiscrezioni, il pacchetto che si va configurando potrebbe ridursi a due sole misure: l’opzione donna prorogata e estesa agli uomini, con uscita anche a 57-58 anni e 35 di contributi ma calcolo interamente contributivo dell’assegno, e la settima salvaguardia per gli esodati. A spingere in questa direzione sarebbe soprattutto il ministero del Welfare, ma la soluzione potrebbe andare bene anche al Mef e alla Ragioneria.
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1 commento:

  1. "La soluzione della flessibilità in uscita targata Boeri (63 anni e 3 o 7 mesi di età e penalizzazioni del 3-4 per cento per anno di anticipo) sarebbe stata bocciata perché costosa finanziariamente e politicamente."
    LO TROVO PIU' CHE GIUSTO: PERCHE' MIA MOGLIE A 60 ANNI E 39 DI CONTRIBUTI, ACCETTANDO L' OPZIONE DONNA HA PERSO 30% ?
    CALCOLANDO ANCHE UNA PERDITA DEL4% PER 4 ANNI, ARRIVEREBBE
    AL MASSIMO AD UNA DECURTAZIONE DEL 16%.
    POTREI ANCHE ESSERE D' ACCORDO, MA A QUESTO PUNTO, LO STATO
    DOVREBBE RISARCIRE MIA MOGLIE DEL 14% INDEBITAMENTE SOTTRATTO.

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