“ESODATI” DA POSTE ITALIANE: CGIL SLC TRACCIA UN BILANCIO DELLA SITUAZIONE
Intervento del segretario SLC CGIL Latina Bruno Carlo in merito alla situazione degli “esodati” Poste Italiane.
“Sulla riforma delle pensioni, con i conseguenti danni prodotti a tutti i lavoratori esodati dalle aziende, Poste una di queste con diversi casi nella nostra provincia, ancora non si intravedono spiragli per una risoluzione con una modifica certa alle nuove norme e che dia risposte a tutti.La riformulazione presentata restringe la platea dei lavoratori interessati, tutti quelli che a fronte di un incentivo hanno scelto di lasciare le Poste con periodi di vacanza prima della pensione anche al primo gennaio 2015, mentre il primo emendamento prevedeva di salvaguardare tutti i lavoratori usciti dalle Aziende, con la possibilità di aggancio alla pensione, prima della data del 4 dicembre 2011.
Questa soluzione, modificata, non da risposte alle donne che aspettavano di uscire con i 60 anni e hanno accettato incentivi lasciando l’azienda anche tre anni prima dei requisiti, o chi ha scelto di firmare l’accordo ma l’esodo con la conseguente uscita dall’azienda gli decorre dal 2012, di fatto la modifica ultima li lascerebbe fuori in quanto la stessa salverebbe solamente chi ha risolto il rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 e con un periodo di aggancio alla pensione di 24 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regima previdenziale.
Riteniamo che il Governo, e in particolare il Senato, debba trovare una soluzione a tutti lavoratori di Poste che hanno accettato l’esodo con la prospettiva del raggiungimento della pensione, in presenza di verbali dove è chiara la volontà di cessare il rapporto di lavoro come conseguenza al raggiungimento della pensione.
Questo l’auspicio, che fortemente aspetta la nostra federazione di categoria, che il decreto subisca ulteriori modifiche che portino risposte certe a tutti i lavoratori rimasti bloccati dalla riforma sulle pensioni.
Ancora più pesante la situazione, in assenza di risposte, rispetto anche alla condizione di mancato accesso da parte dei lavoratori di Poste a qualsivoglia ammortizzatore sociale. In precedenza, nel 2001, i 10.000 esuberi presentati furono gestiti con un ammortizzatore interno all’azienda in autofinanziamento tra dipendenti un terzo e azienda due terzi, e che oggi l’azienda stessa non ha deciso di utilizzare per la parte delle somme accantonate nel fondo, ma che riteniamo fondamentale qualora rimangano lavoratori senza risposte.
Sicuramente più difficili le posizioni di quei lavoratori, che rispetto le precedenti previsioni di uscita per la pensione hanno lasciato il lavoro in favore di un contratto a tempo indeterminato part time con Poste per un figlio, per loro attualmente non ci sono previsioni anche con le ultime modifiche alla manovra o in merito a nuove proposte”.
Coloro che hanno lasciato il lavoro per far posto al proprio figlio hanno rinunciato all'incentivo e si sono programmati la pensione con le vecchie regole. Non è accettabile che si debba entrare in pensione dopo 13 anni anzichè 6 e percepire un assegno pari ad una pensione sociale dopo 33 anni di contributi. Ma vi rendete conto del pasticcio che avete combinato con la riforma? Una pensionata baby con 15 anni di servizio si gode la sua bella pensione, mentre gli altri intaccati dalla riforma saranno equiparati alla categoria di pensionati che a 65 anni gli daranno la pensione sociale.
RispondiEliminaONOREVOLI POLITICI LAVORATE PER SISTEMARE QUESTA PALESE INGIUSTIZIA CHE NO HA PRECEDENTI.
Ho letto l'articolo originale "“ESODATI” DA POSTE ITALIANE: CGIL SLC TRACCIA UN BILANCIO DELLA SITUAZIONE" e ho riscontrato che nell'ultimo capoverso del comunicato si affermano concetti completamente sbagliati che lasciano gli esodati in grave confusione, oltre a quella che già hanno per la corretta interpretazione dell'emendamento in approvazione riguardante esodati e precoci.
RispondiEliminaL'articolista afferma che per gli esodati che hanno accettato l'esodo con l'assunzione part-time di un figlio/a, non vi sono previsioni (leggo aspettative) anche con le ultime modifiche alla manovra o in merito a nuove proposte.
Preciso che l'affermazione dell'articolista non ha fondamento, infatti l'emendamento in approvazione non distingue nemmeno i lavoratori di Poste ma indica tutti coloro che hanno risolto il rapporto di lavoro con accordi individuali o collettivi.
Se possibile, prego di fare una specificazione in merito per rassenerare quanti esodati Poste vivono in ansia.
Non capisco il perchè il sindacato che è una istituzione non chiede al governo un incontro per chiarire meglio la situazione degli esodati.
Si ricorda che lo l'Azienda Poste è a totale partecipazione dello STATO e lo stesso STATO ci sta lasciando senza reddito e senza pensione.
Lorenzo
Ben detto! Affermazioni come questa creano inutili ed infondati allarmismi.
RispondiEliminaInfatti sul mio contratto di uscita, firmato presso l'Ufficio del lavoro, è scritto: "a titolo di incentivo per l'esodo volontario anticipato"
EliminaSe ci si mettono anche i sindacati a fare maggiore confusione........
Non dico il Sindacato, ma colui che ha rilasciato questa dichiarazione, dovrebbe assolutamente dimettersi dalla carica che rappresenta.
RispondiEliminaChi ha accettato la risoluzione dal lavoro con l'assunzione del figlio, è stata una forma di incentivo pari a quella di coloro che hanno accettato soldi.
nella riforma previdenziale, sia precedente che attuale, non è previsto il metodo di incentivo all'esodo.
mario 1952
CARI COLLEGHI, L'UNICA COSA DA FARE E' ASPETTARE L'APPROVAZIONE DEL DECRETO E POI SE NECESSARIO AGIRE GIUDIZIALMENTE. E' INUTILE CONTINUARE A LEGGERE LE NOTIZIE PRIVE DI FONDAMENTO, CHE VENGONO SCRITTE NEI VARI GIORNALI, CHE NON FANNO ALTRO CHE CREARE ANSIA E PANICO. MI MERAVIGLIO DEI VARI SINDACATI CHE NON STANNO FACENDO CORRETTA INFORMAZIONE GENERANDO ULTERIORE CONFUSIONE.
RispondiEliminaCome mai il sindacato non ha rettificato ? il progetto mix è misto, parte in soldi e parte assunzione part-time, sul contratto che dobbiamo presentare per la domanda della pensione,c'è scritto: euro 10000 quale incentivo all'esodo volontario
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