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domenica 15 gennaio 2012

A Ravenna...

Decreto Salva Italia             
Senza lavoro e senza pensione decine di ex lavoratori delle Poste 
La Slc Cgil scrive al prefetto Bruno Corda per sollecitare provvedimenti

Hanno sottoscritto un accordo per un prepensionamento e ora, con il "decreto Salva Italia", rischiano di restare anni senza stipendio e senza versamenti. Troppo vecchi per tornare al lavoro, troppo giovani per prendere la pensione e con un accordo economico che ora non può essere sufficiente a coprire le loro esigenze. Sono tanti i lavoratori in queste condizioni, soprattutto tra gli ex dipendenti di Poste Italiane, un'azienda che negli ultimi anni è ricorda sistematicamente a queste procedure per ridurre il personale sia nel recapito che agli sportelli. Si parla di 5mila persone in tutta Italia e diverse decine in provincia di Ravenna. Per questo anche il segretario della Slc Cgil di Ravenna, Raffaele Vicidomini, ha inviato una lettera al prefetto di Ravenna Bruno Corda per segnalare questa difficile situazione, così come i suoi colleghi lo stanno facendo in molte altre città italiane, la richiesta è quella di farsi portavoce presso il governo perché si trovi una soluzione per queste persone.
«La situazione venutasi a creare – spiega Vicidomini – è che diverse decine di ex lavoratori delle Poste nella nostra provincia sono rimasti senza la possibilità di percepire la loro pensione alla data preventivata prima dell’emanazione del decreto legge 6 dicembre 2011 nr. 211. Si sono di fatto allungati di oltre tre, quattro, cinque anni i termini per il raggiungimento dei requisiti pensionistici e pertanto la somma pattuita tra le parti per soddisfare le annualità che dovevano precedere la pensione risulta altamente inferiore e incongrua rispetto alle esigenze e alle aspettative di vita».
Inoltre, spiega sempre il segretario sindacale: «I lavoratori delle Poste non godono di alcun ammortizzatore sociale. In passato grazie ad accordi sindacali, la categoria era stata dotata di un proprio ammortizzatore sociale denominato “fondo di solidarietà”, autofinanziato dai lavoratori e dalla stessa azienda (sulla falsa riga di quello del settore bancario); purtroppo però, nell’ultima riorganizzazione, l’Azienda Poste pur in presenza di un accordo sindacale che prevedeva l’uso dello strumento sopracitato, non ha inteso utilizzare le somme accantonate come strumento di ammortizzazione attraverso il fondo di solidarietà a garanzia dei lavoratori». 

1 commento:

  1. Anche se a fatica, iersera nel TG3 delle 19,00, Bersani, ha parlato del problema dei lavoratori rimasti senza lavoro e senza pensione.
    mario 1952

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